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di Gianni Mura su La Repubblica del 18 maggio 2014

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Rassegna di libri. Biro, Wladimir, Amorim, Casagrande. E' il racconto di com'era il calcio ai tempi della dittatura militare. E di quanto il Corinthians abbia emozionato più d'una generazione. Ora Solange vive e lavora a Roma, ma allora era a San Paolo, e la passione non incide sulla scrittura da cronista di razza.

Opposto il percorso di Darwin Pastorin: nasce nel 1955 a San Paolo da genitori veneti, che dopo la seconda guerra mondiale seguirono via nave le orme del padre e del nonno, emigrato nel 1894 da Santa Maria di Sala (Venezia). Pastorin torna in Italia, a Torino, che è ancora un bambino, ma il Brasile gli è rimasto dentro. "E adesso abbracciami, Brasile!" (ed. Elliot) è un viaggio nella memoria, nel calcio anche, sospeso tra allegria e tristezza, come dicono sia il Brasile quelli che ci sono stati. Io no, ma mi fido.

Ancora Brasile, con "Palestra Italia" di Vincenzo Fratta (ed. Ultra sport). Palestra Italia era il nome d'una squadra fondata da quattro emigrati italiani nel 1914. Dal 1942 il club si chiama Palmeiras, nome più noto. Ma il fascino è nei vecchi documenti, nelle foto del capitano Gambini, di Heitor che con 327 reti resta il maggior realizzatore del club.

Dello stesso editore "11 contro 11", scritto da Luca Caioli e Cyril Collot. Sono le 11 storie più belle e le 11 più brutte nella storia dei mondiali di calcio.

"La sindrome di Italia ‘90" (ed. Fermento) è invece un'analisi ironico-sociologica scritta da Marco Bonfiglio (classe 1980). La sconfitta ai rigori dell'Italia con l'Argentina, secondo Bonfiglio, segnò, anzi bruciò, una generazione che s'allenava a sognare in grande, che andò a sbattere contro una realtà scomoda (non sempre va avanti chi gioca meglio) e che di disillusione in disillusione naviga nell'estrema precarietà del presente, e forse del futuro.

Non di mondiali, ma della mondializzazione del pallone tratta invece "Gol di rapina" di Pippo Russo (ed. Clichy). Dagli anni '90 il calcio per molti attori "è diventato uno straordinario business da colonizzare". Potentissimi agenti che controllano legioni di calciatori, oligarchi ansiosi di riciclare quattrini, misteriosi fondi d'investimento con sede legale nei paradisi fiscali: di tutto e di più. Con tanto di nomi e cognomi, questo il valore aggiunto del viaggio di Russo nel lato oscuro del calcio globale. Il lato luminoso, per noi che dagli stadi nostrani non abbiamo molte buone notizie, viene dalle immagini della finale della Coppa inglese e da Barcellona: 9 all'Atletico Madrid, chi ci avrebbe puntato un euro alla fine del primo tempo, e 9 a tutti a quei tifosi del Barça che, in piedi, hanno applaudito chi aveva meritato di vincere lo scudetto.

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