Il 15 maggio 2025 il Parlamento ha approvato la Legge n.76 che introduce la Partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese dando attuazione dopo un’attesa di 78 anni all’articolo 46 della Costituzione italiana.
Si tratta di una battaglia storica portata avanti dalla Cisnal, oggi Ugl, e cara anche alla Cisl, il sindacato di ispirazione cattolica che nel maggio 2022 ha lanciato l’idea di una legge di iniziativa popolare per l’introduzione della partecipazione.
È partita così la raccolta delle firme necessarie per presentare il disegno di legge di iniziativa popolare che, raggiunto l’obiettivo, è approdato in Parlamento. Lo sforzo congiunto di Cisl e Ugl è stato premiato mentre e è rimasta spiazzata la Cgil, ancorata alle logiche classiste care alla sinistra e pertanto da sempre contraria allo spirito partecipativo tra capitale e lavoro.
La presenza a Palazzo Chigi di un’esponente della destra sociale, come la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha fatto sì che la proposta non si arenasse, come era successo alle proposte presentate nelle precedenti legislature, e che proseguisse il suo iter fino all’approvazione.
Per spiegare in maniera semplice e chiara la genesi, l’iter e i contenuti della legge, la casa editrice Edizioni Sindacali ha affidato all’avvocato esperto di diritto del lavoro Giuseppe Mosa la redazione di Diritti al cuore dell’impresa, un’agile pubblicazione utile a tutti coloro che svolgono un ruolo nel mondo sindacale e dell’impresa.
In precedenza, con il libro di Francesco Carlesi, Storia della partecipazione, l’editrice dell’Ugl aveva inteso ripercorrere tutto il dibattito culturale e politico sulla partecipazione: dalla Carta del Carnaro al corporativismo della Rsi, dalla dottrina Sociale della Chiesa agli esempi europei del Secondo dopoguerra, con particolare attenzione al ruolo del Movimento Sociale Italiano in campo politico e della Cisnal-Ugl in campo sindacale.
Le quattro forme di Partecipazione
La legge approvata distingue quattro forma di partecipazione: gestionale, economico finanziaria, organizzativa e consultiva.
- Per Partecipazione gestionale si intende la possibilità per i lavoratori di essere coinvolti nel Consiglio di amministrazione della propria azienda o, nel caso di società organizzate secondo il modello dualistico, di entrare a far parte dei Consigli di sorveglianza.
- La Partecipazione economica prevede la distribuzione di una percentuale degli utili dell’azienda ai dipendenti e piani di azionariato diffuso sostenuti da vantaggi fiscali in grado di trasformare i lavoratori in piccoli azionisti.
- Per Partecipazione organizzativa si intende la creazione di commissioni miste tra rappresentanti dell’impresa e dei lavoratori su tematiche rilevanti quali, ad esempio, la formazione, il welfare aziendale, la sicurezza sul lavoro, la conciliazione tra i tempi di vita e lavoro. Nonché la possibilità di stipulare accordi in caso di ristrutturazioni e criticità aziendali.
- La Partecipazione consultiva si sostanzia nel potenziamento dei diritti di informazione e consultazione preventiva sulle scelte aziendali di maggior rilievo.
Il ruolo dei Contratti Collettivi
Se forme di partecipazione organizzativa e selettiva sono già esistenti in diversi settori, primo tra tutti il settore bancario, resta un grande punto interrogativo sulla reale attuazione delle forme di Partecipazione gestionale ed economica.
Accogliendo le riserve delle organizzazioni datoriali l’impianto della legge non pone infatti vincoli stringenti ma rimanda tutto alla volontà delle parti nell’ambito dei rinnovi dei Contratti Collettivi, presumibilmente aziendali piuttosto che di settore.
Per vedere i rappresentanti dei lavoratori sedersi nei Consigli di Amministrazione e ottenere la distribuzione degli utili e l’assegnazione di azioni ai dipendenti, occorrerà la convergenza delle volontà di impresa e sindacato. Ci sarà dunque ancora da attendere e da lottare.
Il Fondo di sostegno alla Partecipazione
Per agevolare la concreta attuazione dell’importante provvedimento allora in discussione in Parlamento e cercare di superare la reticenza datoriale, già nella Legge di Bilancio 2024 il Governo ha istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze un «Fondo per il finanziamento della partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati dell’impresa».
Tale fondo è partito con una dotazione di 70 milioni di euro per l’anno 2025 e di una posta di 2 milioni per il 2026. La cifra stanziata per il primo anno doveva servire a dare un impulso immediato all’attivazione della riforma, coprendo le minori entrate fiscali derivate dall’imposta ridotta sugli utili, le esenzioni per le azioni ai dipendenti e a finanziare eventuali contributi o incentivi diretti alle imprese per l’adozione di forme partecipative.
Nel suo saggio Giuseppe Mosa spiega bene il significato politico dell’introduzione del Fondo di sostegno alla Partecipazione e le modalità di come questo potrebbe essere utilizzato da lavoratori e imprese.
L’allungarsi dei tempi di approvazione della Legge rispetto alle previsioni ha fatto sì che lo stanziamento per l’anno in corso sia rimasto inutilizzato e, al momento, attendiamo di sapere quali saranno le indicazioni contenute nella manovra 2025 in discussione in Parlamento. Il nostro auspicio è che il 2026 diventi realmente l’anno del lancio della Partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.
Vincenzo Fratta
Giuseppe Mosa
Diritti al cuore dell’impresa
Edizioni Sindacali, pp.91
Francesco Carlesi
Storia della partecipazione
Edizioni Sindacali, pp.75

