da EdicolaWeb.Tv del 1 dicembre 2020
Il quarto sabato del mese di novembre in Ucraina e nelle diverse comunità ucraine sparse per il mondo si commemora l’Holodomor, il genocidio per fame perpetrato dai bolscevichi per ordine di Stalin tra l’autunno 1932 e l’estate del 1933.
Holodomor è un termine composto che deriva dall'espressione moryty holodom, letteralmente «infliggere la morte mediante la fame». La lingua ucraina ha combinato quindi le parole holod (fame, carestia) e moryty (uccidere, esaurire, condannare a morte) per coniare un termine che vuole mettere in rilievo l'intenzionalità di procurare la morte attraverso la mancanza di cibo.
Per fiaccare la resistenza dei contadini alla collettivizzazione dei terreni introdotta nel 1928, che ordinava il conferimento dei loro piccoli apprezzamenti di terra nelle aziende agricole collettive (kolchoz), Stalin decise nel 1932 di procedere alla confisca di tutte le scorte di grano, dei generi alimentari, degli animali da lavoro e da cortile, utensili da lavoro e macchinari.
La decisione riguardava tutte le regioni cadute sotto il dominio sovietico ma fu applicata con particolare rigore e zelo in Ucraina e nei territori confinanti del Caucaso settentrionale e del Basso Volga.
Nel caso dell’Ucraina, oltre a fiaccare definitivamente il ceto contadino si voleva distruggere la mai sospita aspirazione del popolo ucraino all’indipendenza.
Di fronte alla carestia, migliaia di persone tentarono di lasciare le campagne per le città alla ricerca di cibo, ma furono rimandare indietro dall’esercito, morendo il più delle volte a piedi sulla via del ritorno o nei vagoni dei treni dove venivano ammucchiati.
Quelli che restarono o riuscirono a tornare nei loro villaggi, morirono giorno dopo giorno. Prima i più deboli, anziani e bambini, e poi tutti gli altri.
7 milioni di morti
Secondo le stime più prudenti le morti determinate dall’Holodomor furono circa 7 milioni, dei quali 4,5 milioni in Ucraina e 1,5mln negli altri territori. Altre stime considerano questa cifra adeguata alla sola Ucraina.
Un altro territorio particolarmente colpito fu il Kazakhistan, in quanto la maggioranza della popolazione era costituita da pastori nomadi, fortemente ostili alla collettivizzazione imposta dai sovietici.
L’Holodomor è stato definito un «Olocausto dimenticato» perché la comunità internazionale dell’epoca non si rese conto o non volle rendersi conto della tragedia che stava avvenendo in Russia. Inseguito i sovietici divennero alleati delle democrazie occidentali nella Seconda guerra mondale e poi una delle due superpotenze che si erano spartite il dominio sul mondo.
Così soltanto a partire dal 1991 con la dissoluzione dell’impero sovietico e la dichiarazione di indipendenza dell’Ucraina che si è potuto cominciato a parlare della tragedia dell’Holodomor. Gli storici hanno avuto finalmente accesso almeno a parte degli archivi dell’ex Urss, sono stati scritti libri e sono state girati anche alcuni film. Ma la percezione del genocidio degli ucraini, a differenza dell’Olocausto degli ebrei, non è ancora entrata nella percezione comune.
Il genocidio nascosto
L’Italia non fa eccezione. Lo sterminio perpetrato dai sovietici resta ancora di fatto sconosciuto, non essendo stato mai oggetto di una campagna di informazione dei principali mezzi di comunicazione, ne tantomeno l’argomento è affrontato nei libri scolastici.
Tra le pubblicazioni, accanto alla traduzione nel 2004 del lavoro pionieristico di Robert Conquest Raccolto di dolore (Liberal edizioni) e dal più recente Anne Applebaum, La Grande Carestia (Mondadori, 2019) c’è da segnalare soltanto il lavoro dell’italiano Ettore Cinella, 1932-1933 Il Genocidio dimenticato (Della Porta, 2015).
Un libro importante che andrebbe affiancato nelle scuole all’onnipresente Diario di Anna Frank, è «Tutto scorre» di Vasilij Grossman (Adelphi 1987). In poche terribili pagine il giornalista e scrittore russo ci mostra tutti gli orrori del comunismo sovietico, compreso lo sterminio dei contadini ucraini.
Le iniziative in Italia
Non manca in Italia qualche lodevole iniziativa locale come quelle intraprese dall’associazione «Ucraini Irpini». Da alcuni anni l’associazione presieduta dall’interprete Oksana Bybliov organizza in novembre una serie di eventi per ricordare e far conoscere l’Holodomor.
Lo scorso anno Oksana Bybliov ha ricevuto la richiesta da parte del Museo Nazionale Ucraino del Genocidio situato a Kiev (Kyiv, secondo al grafia ucraina) su di una collina sulla riva destra del fiume Dnipro, non lontano dal complesso religioso del Pečerska Lavra, di partecipare al progetto internazionale per dotare l’audioguida del Museo di versioni nel maggior numero di lingue possibili.
Un impegno che gli Ucraini Irpini hanno assunto con orgoglio come omaggio alla loro patria. Realizzata la versione italiana del testo, la voce narrante è stata affidata all’attore e regista Salvatore Mazza. E così da questo novembre il Museo del Genocidio – che chi scrive si onora di aver visitato qualche anno fa nel corso di un soggiorno nella capitale ucraina – racconta la sua terribile storia anche nella nostra lingua.
Sabato 28 novembre la comunità ucraina romana ha organizzato un sit-in di commemorazione dell’Holodomor in piazza Venezia. Un appuntamento che ci auguriamo possa crescere anno dopo anno e rompere il muro di silenzio che ancora avvolge questa tragedia dell’umanità.
Vincenzo Fratta
https://www.edicolaweb.tv/nel-mondo/holodomor-lolocausto-dimenticato/